Thursday, February 23, 2006

dal LIBRO di LUCA COSCIONI ,IL MARATONETA

*La voce degli alberi*

“Vorrei scendere e camminare e abbracciare il vento, ma non posso. Mi piacerebbe andare incontro al temporale correndo, ma non posso. Vorrei innalzare un inno a questo spettacolo meraviglioso, ma le parole mi nascono nel cuore e mi muoiono in bocca. Dovrei essere uno spirito libero per poter gioire, ora. Sono invece un uomo provato dalla Sofferenza e dalla perdita della Speranza. Non sono solo, ma provo solitudine. Non è freddo, eppure provo freddo. Tre anni fa mi sono ammalato ed è come se fossi morto. Il Deserto è entrato dentro di me, il mio cuore si è fatto sabbia e credevo che il mio viaggio fosse finito. Ora, solo ora, comincio a capire che questo non è vero. La mia avventura continua, in forme diverse, ma indiscutibilmente continua. Nove anni fa, nel Deserto del Sahara, stavo cercando qualcosa. Credevo di essere alla ricerca di me stesso e mi sbagliavo. Pensavo di voler raggiungere un traguardo e mi sbagliavo. Quello che cercavo non era il mio ego o un porto sicuro, ma una rotta verso quella terra per me così lontana dove abitano Amore e Speranza.”

*La battaglia che mi ha scelto*
La battaglia radicale, alla quale sto dando spirito e corpo, è quella per le libertà, e in particolare quella di ricerca scientifica. E' una battaglia radicale che non ho scelto, così come Marco Pannella non mi ha scelto e designato alfiere, porta bandiera della libertà di Scienza. E' una battaglia radicale che mi ha, ci ha scelto. La stiamo combattendo, così come si vive un'esistenza, percorrendola, sapendo che non la si è scelta, ma che se ne può essere gli artefici nel suo divenire.

9 Comments:

At 12:05 PM , Blogger Claudia said...

Mi segnalava Manuela - la collega - che il titolo del libro è bello e emblematico, ma il sottotitolo è molto polemico "Da caso pietoso a caso pericoloso".
Mi sembra interessante segnalare anche che il libro è disponibile e scaricabile liberamente in internet, all'indirizzo http://www.stampalternativa.it/liberacultura/index.php?p=7

 
At 4:46 PM , Blogger PiB said...

roby come sempre mi fai riflettere
@Claudia: grazie per il link

 
At 12:44 AM , Blogger artemisia said...

Io penso questo: al di là delle polemiche del sottotitolo (che secondo me hanno un fondo di verità) Luca ci ha insegnato molte cose, e la sua battaglia ha reso l'Italia un pochino pochino migliore, più sensibile, più giusta.
Bisogna imparare soprattutto ad uscire dagli schemi della pietà e delle lacrime per entrare in quelli del rispetto VERO dei malati e dei loro diritti come cittadini.

Grazie per la segnalazione Claudia.

 
At 11:26 AM , Blogger Claudia said...

La malattia di Luca mette in discussione, secondo me, nel profondo, il senso della dignità ed il valore della vita umana.
Noi siamo essenzialmente la nostra mente, i nostri pensieri, i ricordi, la creatività, le aspirazioni; ma quanto tutto questo si radica e si attua nei nostri corpi?
Penso di aver detto da qualche parte che anche nell'Isola dei senza colore di Oliver Sacks si parla della stessa malattia, nella seconda parte del testo.

 
At 7:08 AM , Blogger artemisia said...

Noi siamo menti incarnate, viviamo nel e con il nostro corpo. Quando il corpo funziona non lo notiamo nemmeno, ma quando si ammala ne diveniamo prigionieri, la malattia lo trasforma in prigione. La malattia è un'esperienza esistenziale. Questa è una cosa che personalmente mi interessa molto.

Oliver Sacks ha descritto anche in "Risvegli" proprio questa prigionia.

La SLA è solo una delle tante malattie che rendono prigionieri. Ho conosciuto malati di SLA e riconosco proprio quel deserto di cui parlava Luca.

 
At 11:33 AM , Blogger PiB said...

la malattia trasnforma il corpo in prigione: Artemisia bellissimo concetto

 
At 8:36 AM , Blogger vesuvio said...

la cosa stupefacenteMENTE tremenda di questa malattia e' che ti permette di comunicare solo cn gli occhi,di trasformare tutti i tuoi pensieri in battiti di palpebre per un decodificatore meccanico o per le persone che ci tengono a conoscere ancora il pensiero di quella mente in prigione...

 
At 12:34 PM , Blogger Claudia said...

Sarebbe bello parlarne con un asceta indiano, di quelli che si siedono e rallentano tutti i ritmi vitali per ripercorrere la via delle rincarnazioni e rivivere nei loro corpi precedenti.
Mentre loro sono immobili, la loro mente è libera o prigioniera?
La loro energia interiore è costretta o slegata?

 
At 12:32 PM , Blogger artemisia said...

Libera, slegata.
Ma uscire dal corpo non è da tutti, anzi è da pochissimi.

 

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